top of page

FUCILE MODELLO 91/38

Schema fucile 9138 ita.jpg

NOTA: il 1° giugno 1942 il numero totale di fucili corti Mod. 91/38 in 6,5 in inventario era di circa 810k, quindi i numeri di produzione, basati sui numeri di serie probabilmente non sono precisi al 100%.

SVILUPPO

Quando il Ministero della guerra si rese conto che l'italia sarebbe entrata nel secondo conflitto mondiale prima di poter completare la conversione al 7,35 per l'intero esercito, decise di bloccare l'intera produzione di armi Mod.38 in corso (Fucile corto, Moschetto e Moschetto T.S.) e di convertirla al 6,5x52.

Si trattò di una conversione delle linee di produzione piuttosto semplice da attuare, dal momento che le fabbriche avevano già cominciato a produrre le parti dei mod.38 non più solo da conversione ma anche nuove di zecca. 

Così, semplicemente, le fabbriche cominciarono a forare le canne per il 6,5 e a rigarle a 6,8, mantenendo la rigatura a passo costante introdotta nel 1935-38 per i moschetti e proseguita nella produzione del mod.38.
​
Vennero mantenute le tacche di mira fisse, ma  nelle armi in 6,5 questi furono tarati per i 300 m, come nelle precedenti tacche di mira regolabili.
​
L'unico modo per distinguere un mod. 38 in 7.35 da un mod.91/38 in sono la marcatura sulla tacca di mira, indicante Cal. 6,5 o Cal. 7.35, insieme al vistoso cartiglio "CAL. 7.35" applicato nel 1940 a tutte le armi mod.38 rimaste in Italia.

crapun-a-terni_orig.jpg
IMG_203645.jpg

PRODUZIONE ED USO

Avendo abbandonato completamente il progetto del fucile Semiautomatico (malgrado alcune sperimentazioni portate avanti da Armaguerra con alcune centinaia di fucili prodotti in 6.5), il nuovo Fucile corto mod. 91/38 in calibro 6,5x52 sarebbe stato, almeno sulla carta, il nuovo fucile d'ordinanza Italiano.

Così Terni, Gardone V.T., Beretta e FNA avviarono la produzione, raggiungendo una produzione di 620mila armi nel biennio 1940-41.

Appena usciti dalle linee di produzione, questi fucili furono spediti in tutti i teatri di guerra italiani, nei Balcani, nel Nord Africa, in Russia.

Per un esercito dove l'elemento principale per la squadra di fanteria era (e rimase per gran parte della guerra) il lungo e ingombrante Fucile mod.91, il Fucile corto mod. 91/38 divenne un cavallo di battaglia davvero utile e ricercato.

​Semplice, robusto, maneggevole ed affidabile, ebbe sicuramente il suo ruolo nella Seconda Guerra Mondiale, nonostante non fosse stato prodotto nemmeno lontanamente nei numeri richiesti per riequipaggiare l'intero esercito (e nemmeno tutte le squadre di fanteria).

Un problema del mod. 91/38 era la sua canna di 535mm: questa non era performante usando la cartuccia da 6,5x52 come lo era usando il 7,35x51, soprattutto sulle lunghe distanze.
​E visto che il Regio Esercito si trovò molto spesso a dover combattere sulle lunghe distanze (monti dell'Epiro, Deserti libici, pianure russe) questo si dimostrò essere, potenzialmente *soprattutto nella visione dello Stato Maggiore(, una problematica, che verrà risolta solo con l'adozione del Fucile Mod.41.

Alcuni fucili prodotti nel 1941 presentano un doppio sistema di attacchi per le cinghie: hanno sia gli attacchi laterali standard che, aggiunti, gli attacchi per cinghia inferiori, simili a quelli per il Fucile mod.41, adottato nello stesso periodo.

Dopo l'armistizio italiano dell'8 settembre 1943, molti di questi fucili finirono nei magazzini tedeschi, insieme a migliaia di altri Carcano. Negli ultimi mesi di guerra questi finirono per armare diversi unità della Volkssturm e altre unità tedesche operanti nelle retrovie del fronte.

© 2025 by Il Furiere Indulgente

bottom of page