
EQUIPAGGIAMENTI SPECIALI
TUBO PORTA-MOSCHETTO MOD. 1891
Fonda da sella per l'arma di Cavalleria sviluppata direttamente dal precedente Tubo Porta-Moschetto mod.1870. Usata per contenere il Moschetto mod.91 al fianco destro della sella, proteggendolo dagli elementi durante il trasporto a Cavallo.
Con circolare n. 389 del 10 agosto 1922 Le fonde esistenti vennero modificate, allargandole, per contenere anche il Moschetto mod.91 per TS con cinghia laterale, usato dall'artiglieria (spesso ippotrainata). Tutte le fonde prodotte successivamente vennero prodotte per contenere sia moschetti che Moschetti per TS.
Gran parte delle Fonde attualmente in circolazione sul mercato risultano essere state prodotte nel 1935-1936, durante la Guerra d'Etiopia. Sicuramente la necessità di reparti di Cavalleria e motorizzati in quel teatro richiesero un ordine sostanzioso di fonde, da usare su quadrupedi e veicoli.
Queste fonde non sono raccomandate per inserirvi moschetti mod.38 e 91/38, in quanto i mirini "a pinna", più alti ed "affilati", potrebbero danneggiarne l'interno.


CUSTODIA PER MOSCHETTO DA CICLISTI
Fonda sviluppata appositamente per i reparti ciclisti, in particolare i Bersaglieri Ciclisti, negli anni '20.
Fatta di Canapa Impermeabilizzata, veniva chiusa da due cinghie in cuoio unite da una fibbia "alla canadese" e veniva legata alla bicicletta tramite due cinghie di affardellamento, una presente sulla fonda e una presente sul telaio della bicicletta, presso la ruota posteriore .
Venne distribuita regolarmente alle truppe cicliste fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Alcuni autori sostengono fossero distribuite anche alle truppe motocicliste, ma mancano dei riscontri pratici di questo uso.
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COPRICULATTA IN TELA DA TASCHE PER ARMI MOD.91
Usato per coprire l'azione delle armi mod.91 dagli elementi. Destinato in particolare alle truppe cicliste e alle truppe nei teatri coloniali.
Sono stati riscontrati di due tipi:
- Con chiusura a bottone, più semplice, distribuito alle truppe dislocate in Libia a partire dal 1911
- Con chiusura a cinghie, distribuito alle truppe cicliste durante la prima guerra mondiale. Le cinghie in cuoio erano bloccate con la stessa fibbia "alla canadese" usata sui gambali dei Bersaglieri Ciclisti.


LANTERNA DA CAMPAGNA PER TRUPPA A PIEDI - MOD.1860
La Lanterna a Soffietto mod. 1860 era parte del corredo del soldato Italiano tra il 1860 e il 1915. Con uno scheletro in legno e metallo (poi solo metallo), si poteva piegare grazie all'uso di una tela cerata disposta "a fisarmonica". che si appiattiva completamente per il trasporto e che riparava agevolmente la candela posta al centro della candela da vento ed altre intemperie.
Particolarità di questa lanterna era un puntale in rame posto in cima alla sua maniglia: questo puntale, debitamente avvolto in una cordicella per farlo aderire meglio, veniva infilato nella canna dei fucili, in modo tale da trasportare la lanterna più agevolmente o per poterla sostenere in caso di necessità.


Images taken from manuals and atlases of 1888, still arranged for use on Rifle mod. 1870/87.
LANTERNA DA CAMPAGNA PER TRUPPA A PIEDI - MOD.1910
La Lanterna pieghevole mod. 1910 prese il posto della precedente lanterna a soffietto mod. 1860, specialmente dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale. Completamente in metallo con aperture vetrate, si poteva ripiegare grazie all'uso di cardini e agganci, appiattendola completamente e potendola così riporre nell'apposita custodia di tela. Una volta montata sul campo, riparava agevolmente la candela posta al centro della lanterna da vento ed altre intemperie.
Anche questa lanterna, come la sua progenitrice, aveva un puntale in rame posto in cima alla sua maniglia: questo puntale, debitamente avvolto in una cordicella per farlo aderire meglio, veniva infilato nella canna dei fucili, in modo tale da trasportare la lanterna più agevolmente o per poterla sostenere in caso di necessità.

DISPOSITIVO TAGLIAFILI MOD.91
Durante la prima guerra mondiale venne introdotto un accessorio utilissimo per la guerra di Trincea e assolutamente semplice da produrre ed utilizzare, il Dispositivo Tagliafili mod.91.
Questo semplice accessorio di lamiera piegata e sagomata, si infilava direttamente sul Fucile mod. 91 (o sul moschetto per TS) avente la Baionetta innestata, come illustrato nella foto sottostante, fissandolo dietro il mirino con l'apposito ritegno.
Con questo accessorio si poteva allineare in maniera quasi "automatica" il filo spinato dei reticolati nemici alla volata del fucile: si infilava la baionetta sotto il filo spinato, facendolo scorrere fino all'incavo del dispositivo. A questo punto, sparando un colpo ordinario, si poteva tranciare nettamente il filo, senza dover ricorrere a pinze o ad altri accessori.
Questo accessorio ebbe un uso limitato, in quanto durante la prima guerra mondiale si cercava di tagliare i reticolati nemici in azioni furtive, precedenti gli assalti veri e propri: i fanti all' assalto non dovevano perdere troppo tempo nella terra di nessuno, e più ostacoli si riusciva ad eliminare preventivamente, meno tempo gli uomini dovevano restare esposti al fuoco delle mitragliatrici e dell'artiglieria nemica.


DISPOSITIVO PER MIRE LUMINOSE
​DA APPLICARSI AI FUCILI MOD.91
Ne furono adottate di due tipi:
- La prima, usata già nel 1916, tratta dal brevetto di Britannio Solaro Del Borgo, depositato nel Febbraio dello stesso anno.
- Le seconde, adottate formalmente nel 1917, sviluppate per le armi mod.91, per le mitragliatrici maxim mod.1911 e per le mitragliatrici FIAT mod.1914.
Di lamiera d'acciaio stampata e sagomata, queste mire luminose per il tiro notturno coprivano le mire originali con una lamina "spalmata con pasta luminosa", molto probabilmente una pasta a base di Radio o Trizio luminescente.


Brevetto Del Borgo delle mire luminose per armi mod.91 di primo tipo.


Disegni delle mire luminose adottate nel 1917, ricreati in base alle descrizioni dei manuali d'epoca
VERIFICATORE DEL PUNTAMENTO PER ARMI MOD.91
Il Regio Esercito Italiano faceva uso di un falsoscopo fin dal 1884, con l'adozione del Congegno a Riflessione, per verificare il puntamento delle armi portatili. Questo era nella sostanza identico a quello che verrà adottato successivamente per le armi mod.91, con la differenza che la base era sfaccettata per aderire al meglio alla canna delle armi mod.70, che le molle laterali erano ricoperte di cuoio e che la parte del vetrino era composta da un ritto in acciaio e da un'incassatura in ottone, annerita.
Scopo di questo congegno era far verificare in tempo reale da parte dell'istruttore di tiro l'andamento dell'esercitazione.
Per servirsi praticamente di tale congegno l'istruttore lo collocava sull'arma, posteriormente all'alzo, e precisamente sulle faccette della culatta, in modo che il ritto dello strumento si trovasse dalla parte sinistra dell'arma. Poi, premendo sulla base del congegno, obbligava le estremità inferiori delle molle ad allargarsi ed a scorrere lungo le pareti della cassa in modo tale da combaciare con la culatta della canna. II soldato col congegno cosi disposto puntava l'arma nel modo prescritto, facendo passare la visuale attraverso al vetrino. L'istruttore intanto, si collocava sulla destra del soldato ed a distanza tale che il suo occhio distasse dal congegno presso a poco quanto quello del puntatore; guardando nel vetrino, vi vedeva riflessa l'immagine del fucile e del bersaglio preso di mira e poteva riconoscere se il puntamento era ben fatto e, cosa più importante, se l'arma fosse tenuta ferma durante lo scatto.
Con l'adozione delle armi mod. 91 il congegno a riflessione continuò ad essere utilizzato con modifiche minime; successivamente venne prodotto appositamente per le armi mod.91, semplificandolo (molle in acciaio non ricoperte, rimozione dell'incassatura in ottone, sostituita dal ritto in acciaio ripiegato per fornire l'incassatura al vetrino) e rendendo così obsoleto il vecchio modello, che venne formalmente abolito.
Nel 1927 con la circolare n.308, il Verificatore del puntamento per armi mod.91 venne formalmente adottato, benchè fosse già in distribuzione presso i reparti da tempo.
Nel Secondo Dopoguerra vennero introdotti nell'Esercito Italiano i Fucili Lee Enfield inglesi e gli M1 Garand Statunitensi, e con essi dei nuovi verificatori di puntamento adeguati alla fisionomia delle nuove dotazioni.


MIRA PER TIRO CONTRO AEREOPLANI
Già durante la Guerra Italo-Turca el 1911-12 il Regio Esercito ebbe modo di sperimentare l'importanza che l'aviazione avrebbe svolto nelle guerre future: Aerei e dirigibili italiani effettuarono missioni di bombardamento e di interdizione delle basi e colonne nemiche.
Con l'entrata in guerra contro l'Austria nel 1915 ed i primi attacchi da parte di bombardieri nemici (in particolare i numerosi bombardamenti sulla città di Venezia ad opera di dirigibili) ci si rese conto di dover sviluppare al più presto contromisure per il tiro contraereo.
Una di queste contromisure, oltre a mitragliatrici e cannoni rialzati, fu lo sviluppo di un mirino dedicato al tiro contraereo.
Vennero sviluppati due mirini:
- Mira A, con 4 mirini, dedicata al tiro contro Aereoplani, dotato di un mirino S per gli aereoplani provenienti da Sinistra, un mirino D per gli aereoplani provenienti da destra, un mirino A, alzabile, per i bersagli in allontanamento e un mirino basso, B per i bersagli in avvicinamento.
- Mira B, con 2 mirini, dedicata al tiro contro Aereoplani, dotato di un mirino S per gli aereoplani provenienti da Sinistra, un mirino D per gli aereoplani provenienti da destra.
La parte anteriore delle mire contro aerei, cosiddetta "porta-mirini", andava innestata intorno al bocchino frontale, bloccandola contro il punto d'arresto dell'innesto della baionetta e mantenendola in posizione con un galletto a vite.
La parte posteriore, la tacca di mira, andava invece fissata sullo zoccolo dell'alzo. Era formata da tre tacche di mira a V: quella centrale era usata per i bersagli sotto i 1000 metri di altitudine, mentre quelle laterali servivano per mirare (incrociando le mire, come da disegno a destra) ai bersagli posti al di sopra dei 1000 metri.
La tacca di mira poteva scorrere in orizzontale, in modo da offire solo la tacca di mira esterna a sinistra per il tiro agli aerei in avvicinamento od allontanamento.
Come per molte altre nazioni, il tiro di fucileria contro aerei era da svolgersi in formazioni serrate di intere squadre o reparti, in modo tale da poter creare un tiro di interdizione adeguato ad un aereo o dirigibile a portata di tiro.
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Dopo la Prima Guerra mondiale la gran parte di questi dispositivi vennero abbandonati.


AFFUSTI
Fin dai primi giorni della prima guerra mondiale, il Regio Esercito si rese conto delle nuove necessità dettate dalla guerra moderna e di trincea. In particolare il tiro dei cecchini austriaci era una costante minaccia per l'incolumità fisica e psicologica dei soldati.
Per porre un qualche rimedio a questa situazione, vennero presi in considerazione diverse creazioni utili per poter affrontare un tiro defilato o addirittura degli affusti "fissi" per aiutare i tiratori italiani nel loro compito di interdizione e di contro-cecchinaggio.
APPARATO OLIVIERI PER IL TIRO DEFILATO
Progettato da Olivieri e sperimentato dal Regio Esercito nel 1916, avviandone la riproduzione di massa.
​ L’apparato permette il puntamento, tramite un periscopio integrato, e il caricamento successivo tramite un braccetto metallico snodato che si aggancia al manubrio del fucile. Un cavetto d’acciaio fissato al grilletto permetteva lo sparo.

AFFUSTO "PITET"
​APPARECCHIO PITET PER ESEGUIRE IL TIRO PREPARATO COL FUCILE
Affustino realizzato nel 1915 per la guerra di trincea dal Tenente francese Raymond Joseph Lèone Pitet, consistente in una cassa in legno con rinforzi metallici per agganciare il fucile, con meccanismi a molla per l'ammortizzazione del rinculo.
In teoria questo affusto avrebbe consentito al tiratore di elevare a 50 colpi al minuto la celerità di tiro dell'arma.
Il fucile, rinculando sull'affusto, tornava automaticamente nella sua posizione originaria, mantenendo così fisso il punto di tiro. Questo tipo di affusti erano molto utili in posizioni defilate o dietro le feritoie che sovrastavano postazioni strategiche. Una volta posizionata l'arma, si poteva fare fuoco rapidamente ed efficacemente, coprendo una determinata posizione di fuoco preciso e puntuale.

FIXED-FIRE PLATFORM
Un altro esempio di affusto per tiri fissi, completamente metallico. Impostato su un’intelaiatura a forma di “S” permette una regolazione dell’alzo ma non del brandeggio orizzontale. L’arma è assicurata, tramite attacchi metallici fissati con viti e bulloni, a una slitta dotata di ammortizzatori di rinculo
